I contratti atipici sono i contratti di lavoro che non rientrano nel diritto civile ma vengono scritti in maniera concorde dalle due parti, il datore di lavoro e il lavoratore, a seconda delle caratteristiche dell’attività professionale che verrà svolta e delle esigenze dell’azienda.
La differenza tra contratto tipico e atipico è quindi, sostanzialmente, questa ma il diritto privato include anche diversi altri aspetti in base ai quali le due tipologie contrattuali si differenziano. In questa guida scritta dalla nostra Agenzia del Lavoro, vediamo quali sono le caratteristiche di un contratto atipico facendo anche qualche esempio pratico.
Intuitivamente è semplice pensare che il significato di atipico sia “diverso dal solito”, ma per quanto riguarda i contratti, che vengono anche chiamati contratti innominati, la definizione non è così semplice. Secondo l’articolo 1322 del Codice Civile questi tipi di contratti possono essere creati dalle parti entro i limiti delle norme vigenti in Italia. Sono consentiti dalla legge perché mirano a garantire interessi meritevoli di tutela, rispettando uno dei principi cardine del nostro ordinamento giuridico: l’autonomia contrattuale.
In base a questo concetto sorge quindi un dubbio: possiamo dare una definizione di lavoratore atipico? Ebbene sì. Rientrano nella classificazione dei lavoratori atipici tutti quei collaboratori e consulenti che hanno una gestione del lavoro flessibile e sono legati a contratti a tempo determinato, contratti di formazione, apprendistato o lavoro a chiamata. I contratti atipici sono sempre più “popolari” tra le aziende che li preferiscono ai contratti tipici.
Ecco alcune dipologie di contratto atipico tra le più diffuse: